Di Francesco Lolli
Ha fatto notizia pochi giorni fa l’iniziativa annunciata dal Primo Ministro Australiano Scott Morrison volta a piantare un miliardo di alberi per abbattere i livelli di Co2 nell’aria. Un’impresa proporzionalmente non impossibile se si pensa ai grandi spazi vergini del continente, e sensatissima dal punto di vista pratico: Gli alberi sono, infatti, il migliore strumento che ad oggi abbiamo a disposizione per filtrare e ripulire l’atmosfera e produrre ossigeno.
Pioniere di questa semplice teoria è stato l’ex candidato alla Casa Bianca Al Gore il quale, come ricorderemo, incentrò tutta la sua campagna sulla sensibilizzazione al clima e alle politiche ecologiste per il nuovo millennio.
Un’importante punto della sua campagna fu appunto la lotta all’aumento di Co2 nell’aria che, come evidenziano numerose ricerche, è strettamente legata al surriscaldamento globale. I livelli di Anidride Carbonica nell’ambiente, frutto sopratutto della combustione di carburanti fossili, sono stati rilevati negli ultimi 60 anni con frequenza semestrale, estate e inverno, perché d’estate si ha un naturale abbassamento del livello di questa nell’atmosfera dovuto proprio al contributo di filtrazione dato dal verde, a livello mondiale, dalla primavera all’autunno, quando le piante escono dal loro letargo, germogliano e attivano il loro naturale e certosino lavoro di pulizia dell’aria. Contributo non da poco, come evidenziano i grafici presenti in gran numero in rete e all’interno delle testate scientifiche di settore, che già dimezzano annualmente quella che altrimenti sarebbe (e è gia) una vertiginosa crescita dei livelli di polveri sottili e gas combusti, oltre che della temperatura media globale.
In media un albero adulto può filtrare oltre 30 chilogrammi di anidride carbonica, non poco e un contributo essenziale alla vita in città. Prendendo Milano, che al giorno d’oggi ha 1700 ettari di verde, significa 30 tonnellate di polveri sottili filtrate dall’aria della città (fonte: Greenme). Ma non si tratta solo di aria pulita (e dell’ossigeno che le piante ci danno in cambio): Il verde urbano è un guadagno sotto tutti i punti di vista. Gli alberi sono fonoassorbenti naturali e contribuiscono a diminuire il rumore dei mezzi e della città in generale, dà quiete, così come il verde dei banchi e delle pareti di scuole e ospedali calma inconsciamente chi vi riposa gli occhi, il verde dei parchi è uno stimolante naturale per il buonumore e per l’attività cerebrale, che contribuisce anche, in età avanzata, a contrastare la perdita di memoria della senilità.
L’ombra generata da un albero (o da un viale alberato) durante i picchi di caldo estivi è sufficiente a diminuire di oltre due gradi la temperatura dell’ambiente circostante e quindi anche a consumare meno di aria condizionata o delle proprie automobili (il caro parcheggiare all’ombra) mentre negli altri mesi il verde assorbe oltre il 20% delle precipitazioni contribuendo fortemente a evitare allagamenti o sovraccarichi fognari.
Il verde, poi, è la più economica e meno invasiva forma di riappropriazione del tessuto urbano in disuso o rovina, generalmente cementificato a dismisura e che, per una volta togliendo e non più costruendo, piantando piuttosto che scavando e riempiendo di colate di cemento, può ridare colore, vita e opportunità in termini di vivibilità per i cittadini a quei quartieri altrimenti fatiscenti e abbandonati, grigi, presenti in ogni città.
Piantare alberi nelle nostre città (o anche fuori, che bisogno ce n’è eccome) significa tutto questo, e di più: significa guadagno: Il piccolo investimento necessario a piantare un albero significherà poi, nel corso della sua vita, risparmiare l’equivalente di 20 000 euro (se dovessimo ottenerlo in altro modo) di ossigeno, 22 000 euro (se dovessimo filtrarla in qualsiasi altro modo) di filtrazione dell’acqua e oltre 40 000 (e non abbiamo molti altri modi per farlo) per la bonifica dell’aria.
Come sta succedendo in Australia è da menzionare anche l’Africa dove, grazie a un geniale progetto dello Zimbawe si sta dando nuova vita alla forestazione di grandi regioni della savana equatoriale con un’originale ”bombardamento a tappeto” di semi di diverse piante racchiusi in una palla di fertilizzante volta a garantirne la germogliatura che, in quanto a costo e aspetto sembrano il ”pastone” per la pesca ma che in pochi anni e con zero costi stanno coprendo con centinaia di migliaia di piante regioni grandi quanto una nazione europea.
In città ovviamente la riappropriazione del verde è più complicata e necessita di una progettazione a posteriori: sono da preferire piante alte e robuste, che non marciscano o perdano troppo facilmente rami su cose e persone. Sono da preferire specie con una scarsa perdita di foglie autunnale, così da risparmiare sulla pulizia delle strade e sono da preferire piante resistenti a malattie e epidemie provenienti al giorno d’oggi da continenti lontani e alle quali non tutti gli alberi autoctoni sono resistenti, e sono da scegliere quelle piante che possono garantire un aumento della biodiversità che li circonda, dal muschio, agli insetti, a tutta la piccola fauna che la natura (per fortuna) si porta dietro. E le abbiamo.
Rossella
Ottima iniziativa
Pietro Comeri
Grazie di cuore Rossella!
Sara
Ciao, che bel progetto. Mi piacerebbe poter partecipare attivamente piantando gli alberi. Sapete se c’è qualche progetto simile anche in Lombardia o vicinanze?
Sara
Pietro Comeri
Ciao Sara!
Puoi contattare Rete Clima (reteclima.it) he si occupano di progetti in lombardia!
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